LEGGI, MAMMA, LEGGI!

Archive for aprile 2012

Sembrava triste
perciò la mamma chioccia
per consolarlo
l’hully gully gli insegnò

Può accadere, quando aspetti un figlio, di ripetere ogni tanto, mentalmente, come un mantra: “Fa che sia sano, fa che sia sano”. Io, per lo meno, me lo sono detta per tutti i nove mesi di entrambe le gravidanze. Forse perché ho deciso tardi di diventare mamma o perché ho lavorato un anno come insegnante di sostegno, ma non ho mai considerato la salute di un figlio come qualcosa di scontato. Nell’ultimo post parlavo di etichette che vengono affibbiate alle mamme, una molto abusata è quella di “mamma coraggio”: mi ha fatto sempre venire in mente l’immagine della leonessa che difende i suoi cuccioli ruggendo minacciosa. Ma a volte il coraggio materno ha modi molto meno eclatanti di palesarsi. La storia del <<pulcino ballerino>> mi fa piangere come una scema

E’ sempre stata  una delle mie canzoni preferite dello Zecchino d’Oro e piace tanto anche ad Antea: non ho esitato a prenderlo quando ho visto che è uscita la versione nella collana degli Indistruttilibri della Gallucci. Mi fa tanta tenerezza pensare a questo pulcino nato zoppo al quale la mamma insegna a ballare così bene che  il papà, scoppiando di gioia, gli organizza una festa nel pollaio per farlo esibire nell’hully gully. Per associazione di idee pensavo al pulcino ballerino mentre leggevo “Dream runner. In corsa per un  sogno” di Oscar Pistorius

In questo libro il famoso atleta sudafricano parla della sua vita: le pagine più  belle sono quelle dedicate ai ricordi dell’infanzia (serena e felice malgrado l’handicap) e alla figura della mamma (che gli diceva “prendi le gambe: usciamo”), persa troppo presto. Oscar racconta delle preziose lezioni di vita  materne, della sua ironia, della forza che gli ha trasmesso, dell’importanza che essa dava alle relazioni umane e alla spiritualità. E, in particolare, ricorda:

“Chi perde davvero non è chi arriva ultimo nella gara. Chi perde davvero è chi resta seduto a guardare, e non prova nemmeno a correre” mi ha scritto mia madre in una lettera da leggere quando fossi diventato grande.

La sua storia atletica è nota a tutti. Ma forse non tutti l’hanno visto ballare  in una famosa trasmissione televisiva. Di certo la sua mamma, da qualche parte, avrà sorriso vedendo che il suo pulcino non solo si è messo a correre, ma è diventato anche un bravissimo ballerino…

Quando nasce un figlio può capitare di chiedersi “che tipo di mamma sono?” e di sentirsi sotto esame, nel dubbio di non avere nulla in comune con la “migliore delle mamme possibili” così come ci viene dipinta dall’immaginario collettivo. A volte la risposta (non richiesta) ce la dà chi ci sta intorno (a me è stato detto che sono un pò apprensiva e molto “chioccia” con le mie creature 😦 ) o i media. Qualche tempo fa, su riviste,tv e web, infuriò la polemica sulla “mamma tigre” (descritta dal fortunato libro di Amy Chua) e sui severi metodi educativi orientali e ricordo di essermi chiesta se anche io fossi destinata a rientrare in quella categoria, prima o poi.

Ho sempre trovato molto felice la definizione di Winnicott di “madre sufficientemente buona” che ho fatto mia perchè mi liberava da tante paturnie e sensi di colpa con cui fanno i conti molte di noi. Poi, certo, a quale tribù di madri apparteniamo, un pò ce lo fanno capire anche i nostri figli crescendo: relazionandoci con loro giorno per giorno ci definiamo come mamme e costruiamo un pezzettino di questa nostra “altra identità”, che difficilmente può essere ingabbiata in un’unica etichetta (a volte, quando torno a casa dai miei bimbi, mi sento tanto Clark Kent che entra nella cabina telefonica per vestire i panni di Superman).

Un libro, letto ultimamente con mia figlia, mi ha però illuminato su questo argomento, dandomi una risposta definitiva che qui affermo con vigore e orgoglio (e scusate il maiuscolo): IO SONO UNA MAMMA NASTRINO!

Mamma nastrino e papà luna di  Emanuela Nava.

Illustrazioni di Desideria Guicciardini. Edizione Piemme

Vedi anche la storia animata del libro con gli “scarabocchi in movimento” di Joshua Held

N.B.: Io ho l’edizione vecchia del 2001, della serie “Gira il libro”, con due copertine, leggibile anche a “testa in giù”

Questo libro molto bello mi ha regalato l’immagine del nastrino invisibile che lega ogni mamma al proprio figlio in modo indissolubile, un’ immagine che scalda il cuore e mette a tacere le nostre insicurezze mammesche: in fondo, per quanto difettate e perfettibili, ci sentiamo un po’ tutte mamme nastrino. L’Autrice elenca una divertente carellata di mamme nella quale possiamo facilmente riconoscerci 🙂 : quelle leonesse che non tagliano mai le unghie ai propri figli, quelle brutte col naso da strega, quelle cannibali che mangiano di baci i loro piccoli, quelle che cucinano orecchie di coccodrillo e code di formica, quelle di tutti i colori e quelle a strisce e punti, ecc… ma tutte, proprio tutte

le mamme del mondo hanno i nastrini, tanti nastrini lunghi e colorati che legano i loro cuori a quelli dei loro bambini… i nastrini sono infrangibili, niente può tagliarli, dividerli o annodarli. I nastrini legano mamma e bambino con il loro alfabeto segreto


Il libro ci racconta anche di papà luna, che quando è lontano dai propri figli parla loro attraverso la luna che fa da tramite ad un dialogo d’amore “a distanza” ma non per questo meno intenso.

Per attività e spunti di discussione suggeriti dalla lettura di Mamma nastrino e papà luna guarda qui.
E per restare in tema: abbiamo molto apprezzato questo libro di recente pubblicazione:


Di mamma ce n’è una sola? di Isabella Paglia. Illustrazioni di Francesca Cavallaro. Fatatrac- Giunti

Qui l’Autrice ne parla nel suo blog.

In Di mamma c’è n’è una sola? si affrontano, finalmente, temi davvero importanti come l’adozione, la fecondazione assistita e la nascita pretermine (con relativa TIN), ma con incredibile leggerezza e sobrietà comunicativa (qualità che rende il libro adatto a bimbi anche molto piccoli, come la mia di 4 anni e mezzo) e attraverso una visione della vita allegra e colorata come le divertenti illustrazioni che accompagnano il testo (i bambini buffi, con una simpatica testona, che fanno capolino  dalle pagine di grande formato, mi hanno ricordato i miei adorati Peanuts).
Anche qui scorriamo una serie di mamme descritte dai loro bimbi nelle azioni quotidiane, mentre li accompagnano a scuola e poi vanno a lavorare, mentre li coccolano o consolano per una giornata no, o mentre li accudiscono quando sono a letto con la febbre. E c’è una bimba, Fatima, che sfidando gli amichetti scettici, racconta di avere due mamme, una di pancia e un’altra, nuova, che era sola prima ma che, entrambe, si sono adottate (che bello questo concetto dell’adozione “a vicenda”…).

Poi c’è il bambino che ricorda di quando era ancora un girino e nuotava in un bicchiere nel quale si sono incontrati i semini di mamma e papà, o quella che, avendo fretta di nascere, ha passato un pò di tempo in una culla speciale che sembrava un astronave (ma che tutti chiamavano incubatrice) in cui ha continuato a crescere. La conclusione è che non c’è differenza se si cresce fuori o dentro una pancia, in un bicchierino o un ‘astronave, di mamma non ce n’è una sola ma, di qualsiasi tipo di mamma si tratta, è per sempre.

Un post interessante del blog di simplymamma mi ha fatto fare una riflessione che vorrei condividere qui. Alla scuola materna di mia figlia, un giorno a settimana, è concesso portare il giocattolo preferito per giocare insieme ai propri compagni. Lo scopo è senza dubbio meritorio: insegnare ai bambini a condividere ciò che è di loro proprietà (anche perché c’è sempre più gusto a giocare insieme che da soli) e anche, credo, creare un “angolo di casa” a scuola.  Tuttavia simplymamma rifletteva sulle invidie e gelosie che possono nascere tra bambini in questa occasione, normalissime tra l’altro  e non sempre evitabili. Mi chiedevo,allora, se non fosse possibile proporre alle maestre di sostituire, ogni tanto, il giocattolo con un libro, libro che deve essere, chiaramente, indistruttibile e a prova di quelle manine curiose che avranno voglia di sfogliarlo: mi piace tanto l’idea che i bimbi se lo scippino l’un l’altro invece di litigare per la bambola di turno… Certo, questo presuppone per le maestre un impegno maggiore perché il libro, a differenza del giocattolo col quale il bimbo “fa tutto da solo”, necessita di una guida, ma sarebbe bello per il bambino rendere i suoi amichetti partecipi della sua favola preferita grazie alla maestra che la legge a voce alta a beneficio dell’intera classe. Non credo che Cicciobello (che comunque è sacro e non si tocca 🙂 ) si offenderà se, ogni tanto, lo sostituiamo con un libro….

Questo fenomeno che voi chiamate pittura naive non è altro che il sogno di un sogno, ricordatevelo. Allora perchè non sognare?

Marcel Proust

Già, perché non sognare?

I quadri dell’artista francese Henri Rousseau, e il mondo di fantasia in essi rappresentato, hanno sempre avuto il potere di farmi sognare ad occhi aperti. Non mi è sembrato vero, quindi, di trovare in libreria un libro per bambini dedicato all’opera di questo pittore, così da poter condividere con Antea emozioni e riflessioni

Viaggio nella giungla – Henri Rousseau. Testo di Susanne Pfleger . Edizioni EL- I capolavori dell’arte, 2002

Nel libro sono riprodotti i dipinti più celebri di Rousseau: attraverso essi Susanne Pfleger ricostruisce la favola strana, poetica e un pò triste, della vita di quest’artista geniale così poco apprezzato dai suoi contemporanei.

Ci parla del suo noioso e monotono lavoro  come ispettore delle merci alla Dogana, dell’amore sconfinato per la natura e la musica, delle gite in campagna la domenica e delle lunghe passeggiate nei parchi pubblici, della passione per la pittura che aveva studiato da autodidatta e, soprattutto, della scoperta di un luogo, per lui, magico e favoloso: il giardino botanico di Parigi. In una serra di quel giardino, immagina l’autrice, Rousseau un giorno si addormenta, rapito dallo spettacolo di piante e fiori lussureggianti aggrovigliati tutti intorno a lui, e sogna….

… sogna quei luoghi che, come Salgari, in vita non vedrà mai ma che saranno poi raffigurati nei suoi quadri grazie alla potenza della fantasia e dell’immaginazione….

E’ un libro che , come per magia, ti trasporta negli spazi onirici dei quadri di Rousseau, tra le strane creature che popolavano i suoi sogni barocchi. Antea ne è entusiasta: la giungla, coi suoi colori estremi e i suoi abitanti misteriosi, così come emerge da queste pagine incantate, ha su di lei un fascino irresistibile. L’approccio con l’opera di Henri Rousseau è, per i bambini, un potente  stimolo a giocare con l’arte: qui  trovate un suggerimento su un’attività pittorica che prende spunto dal celebre quadro “Incantatrice di serpenti”.

Sull’esempio dei paesaggi fiabeschi raffigurati dall’autore ci si può divertire con la tecnica del collage ritagliando immagini di piante esotiche, foglie e  animali selvatici dalle riviste (o stampandoli dal web) per poi assemblarle facendo sbizzarrire la fantasia, o realizzandole mediante l’utilizzo di materiali di riciclo come la stoffa: le idee e gli spunti in rete non mancano, abbiamo trovato anche riproduzioni dei quadri di Rousseau da stampare e colorare come, ad esempio, “la zingara addormentata“. Ma ciò che ci è piaciuto di più è stato creare la nostra giungla “personale” grazie a questa ingegnosa risorsa  interattiva messa a disposizione dalla National Galery of Art  di Washington, attraverso la quale è possibile riprodurre un paesaggio simile a quelli immortalati da Rousseau, mescolando a piacimento piante, animali, fiori e scegliendo l’illuminazione della scena e i colori degli elementi rappresentati. Ecco una delle infinite giungle possibili (opera di Antea), uno dei tanti “sogni nel sogno”….

In un mio post di qualche tempo fa parlavo dei criteri per scegliere i libri da leggere ai piccolissimi. Oggi vorrei dedicare un post ad un’attività che in casa mia viene praticata, con grande divertimento, da mia figlia Antea di 4 anni e mezzo: la “lettura” recitata a beneficio del piccolo Francesco Lucio, il mio secondogenito di soli 7 mesi. Chiaramente Antea non sa ancora leggere ma, come molti bambini della sua età, ha una buona memoria. Capita quindi che spesso scelga lei stessa dei libri da “declamare” al fratello (vi ho già detto che piccola diva frequenta un laboratorio teatrale, no?) ed è buffissimo e assai tenero vederli insieme impegnati in questo passatempo che rende la loro relazione ancora più profonda e forte: Francesco Lucio pende letteralmente dalle sue labbra, la ascolta adorante e rapito e lei è tutta orgogliosa di avere l’attenzione del fratello concentrata esclusivamente su di sé.

Mi sono quindi data da fare a cercare titoli che consentissero alla mia “lettrice in erba” di interpretare delle storie semplici e belle da raccontare al fratellino, tali da poterle consentire di mantenere desta la concentrazione (che a quest’età è molto limitata) e l’interesse di Francesco Lucio. Esistono diversi libri gioco che si prestano ad essere animati anche da bambini piccoli come Antea.  Ecco tre suggerimenti.

1. IL MAIALINO DI Klaartjie van der Put. Abracadabra DeAgostini. Collana “Sbucaditino”.

Nel centro del libro c’è un pupazzetto a forma di musetto di maialino che si può animare infilando il dito sul retro della copertina. Le paginette, in cartone doppio e resistente, sono di formato ridotto, così da poter essere sfogliate da piccole mani. Il breve testo, molto semplice e in rima così da essere facilmente imparato a memoria, parla di un porcellino che ama fare il bagno nelle pozzanghere. Francesco Lucio apprezza molto la performance di Antea, soprattutto se condita di realistici grugniti 🙂

2. Crocco Dillo Mangiatutto. Soggetto di Kate Thomson. Illustrazioni di Barry Green. Collana manoMarionetta. Edizione La Coccinella

Rispetto al precedente, questo libro è di formato più grande e, invece del ditino, nella marionetta posta al centro è possibile infilare l’intera mano per animare le fauci di un famelico alligatore. Crocco Dillo ha mal di denti e con la scusa di farsi curare dagli animali che, compassionevoli, gli prestano soccorso, se li pappa uno ad uno per poi, alla fine, “vomitarli” tutti a causa di un potente singhiozzo. Il testo è un po’ più difficile del precedente, quindi ad Antea sono concesse molte licenze poetiche e libere interpretazioni 😉

L’ultimo libro è il nostro preferito, l’ho acquistato anni fa quando è nata Antea ed è uno dei pezzi da 90 della nostra “biblioteca”:

3. Il sole e la luna di Bénédicte Guettier. Fabbri Editori. Collana Piccolo Teatro

Al centro del libro nessuna marionetta ma un grande buco nel quale infilare la propria testa per diventare prima uno splendido sole luminoso, poi una nuvoletta di passaggio che, dispettosa, oscura il sole e rovina la giornata, e, infine, una mezza luna circondata da stelline che invita a fare la nanna.

E con questo buonanotte a tutti voi….

Quando la fronte del bambino, arrossata dalle bufere,implora lo sciame bianco dei sogni indistinti,si accostano al suo letto due graziose sorellecon fragili dita dalle unghie argentine…Egli sente le loro ciglia sbattere nei silenziprofumati ; e le dita elettriche e soavifanno scricchiolare, tra le sue grigie indolenze,sotto le unghie regali, la morte dei pidocchi.

Arthur Rimbaud. Le cercatrici di pidocchi

Da una ventina di giorni un inquietante cartello posto sull’entrata della scuola materna di Antea, raccomandava ai genitori di eseguire la profilassi antipediculosi ai propri figli. Il tanto temuto momento era arrivato: l’epidemia di pidocchi , che aveva turbato i miei sogni di bambina, ora, come un oscura nube tossica, tornava a minacciare la testolina indifesa della mia bimba. Ricordo ancora il senso di profonda vergogna (perchè all’epoca i pidocchi erano sinonimo di sporcizia e povertà, ora gli studi ci dicono tutt’altro), misto a terrore puro, all’idea che gli ingordi animaletti infestassero i miei capelli cibandosi del mio sangue: la mia fertile immaginazione di allora aveva ingigantito queste creature fino a farle diventare dei mostri famelici in miniatura, con tanto di fauci e zanne.

Non volevo che Antea la vivesse così, già aveva iniziato a farmi una serie di domande ansiose sull’argomento, a molte delle quali non sapevo dare risposta. Come sempre, anche in questo caso, un libro mi è venuto in aiuto. Si tratta di questo:

IL MIO CORPO NON E’ UN ALBERGO! Giro turistico fra i parassiti. Di Nicola Davies – Illustrazioni di Neal Layton. Editoriale Scienza, Trieste, pagg. 61, € 14,90

Per dare uno sbirciatina al libro vedi qui.
Con uno stile accattivante ed originale, la zoologa e scrittrice inglese Nicola Davies (il suo celebre libro sulla cacca è al centro di una mostra che si tiene dal 2 al 29 Aprile alla libreria Feltrinelli di Milano, beati i bimbi milanesi!) ci accompagna nell’intrigante quanto terrificante mondo dei parassiti e della loro vita segreta, non sempre visibile ad occhio nudo, grazie ad un libro ricco di illustrazioni e di humor. L’autrice ci ricorda che ogni essere vivente ha un suo habitat, un luogo nel quale trovare ricovero e cibo, e che alcuni, i parassiti appunto, possono scegliere gli esseri umani o altri animali (sia domestici che esotici) come “dimora” fissa o di passaggio nella quale riprodursi : quindi, poco confortante pensiero, non siamo gli unici padroni di casa del nostro corpo che, come un albergo, può ospitare animaletti indesiderati. Apprendiamo, scorrendo le pagine, tante curiosità stimolanti ed intriganti, tipo:

  • che esistono parassiti di dimensioni importanti(anche diversi metri!)
  • che alcuni non hanno la bocca ma utilizzano la loro pelle per nutrirsi assorbendo il “cibo” nel quale sono immersi
  • che queste creature hanno impensabili capacità di adattamento e una buona dose di fantasia creativa:  escogitano dei trucchi a dir poco ingegnosi per garantire la riproduzione della loro specie e la sopravvivenza
  • che alcuni di questi invasori vivono all’interno di altri corpi (nei polmoni, intestino, occhi, ecc…) e altri all’esterno di essi (sopracciglia, capelli, pellicce, piume ecc…), persino sulle squame dei pesci
  • che esistono parassiti non solo considerati innocui ma che possono persino tornarci utili nell’agricoltura o nella lotta ad alcune malattie (grandiosa Natura!) perciò non vanno tutti eliminati

e tanto, tanto altro ancora.
L’autrice ci spiega anche come evitare di “ospitare” o come allontanare i parassiti “cattivi” con dei semplici accorgimenti.
I bambini, si sa, amano gli argomenti disgustosi, rivoltanti, e questo libro fornisce loro tanta materia per una interessante e orripilante conversazione, costruita su basi scientificamente rigorose. La prosa è semplice e coinvolgente, accessibile a un bambino dai 5 anni in su, e trasmette tutto l’entusiasmo dell’Autrice per l’argomento insolito e complesso. Le informazioni sui vari parassiti sono a volte schematizzate e comunque sintetiche, così da non affaticare il giovane lettore, anche se nessuna, nemmeno la più sconvolgente, gli viene risparmiata… Nonostante i numerosi esempi l’opera è facilmente e rapidamente consultabile , grazie all’accurato indice e a un completo glossario: consiglio la lettura “random”, a seconda dell’umore del momento, tuttavia non più di 5 pagine alla volta per evitare di fare indigestione e comunque sempre e rigorosamente lontano dai pasti 😉

Le numerose e colorate illustrazioni di Neal Layton sono tipo fumetti, buffe e irresistibili, semplici ma accurate, il parassita viene simpaticamente rappresentato come un esserino che se la gode di brutto a banchettare a nostre spese 🙂

La sensazione, a fine lettura, è, a dispetto di tutto, piacevole, di gioioso buonumore misto a un pò di nausea, il che è normale considerato l’argomento (sconsigliato agli stomaci più delicati). Nel nostro caso l’intento è stato raggiunto: la paura dei pidocchi è stata sconfitta con una bella risata accompagnata, però, da tanta, tanta voglia di grattarsi e di farsi un bel bagno (ne consiglio la lettura anche a bimbi refrattari all’acqua…)


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